Villa romana di Caselette

La villa romana di Caselette sorge alle pendici del Monte Musinè, non lontano dalle cave di magnesite ed immersa nella natura dell’ attuale Area Naturalistica di Primavalle, nel comune di Caselette.

Negli anni antecedenti al ritrovamento, l’area della villa era stata utilizzata come zona agricola e, in tempi più recenti, era entrata a far parte del demanio militare ed utilizzata, di conseguenza, come poligono di tiro.

La prima fase edilizia, molto limitata, della villa, è datata a cavallo dell’ultimo decennio a.C., vivendo fasi di ampliamento e ristrutturazione tra l’età tiberiana e flavia e, in seguito, tra la fine del I e il secondo secolo d.C.

Pur senza modifiche o ristrutturazioni, l’area deve essere stata frequentata sino al collasso del sistema economico e politico romano (IV-V secolo d.C.), epoca cui si fa risalire il totale abbandono e il rapido crollo del tetto, con il conseguente deterioramento delle strutture.

Rilevanza storica

Per la longevità di frequentazione e per lo sviluppo esteso, si può immaginare la grande importanza che la villa romana di Caselette ha ricoperto nel corso dei secoli, il cui scopo primario era quello di fungere da “sede amministrativa” per il dominus.

La villa romana di Caselette era probabilmente situata al centro di grandi proprietà terriere, che dovevano comprendere non solo le pendici montane con le cave di magnesite, i boschi e pascoli, ma anche porzioni di terreno pianeggiante più a valle, destinate probabilmente ad essere impiegate come colture cerealicole.

Ad oggi è quindi possibile osservare solo una parte dell’ intero sviluppo originario, ma anche in questa condizione è facile percepire il ruolo e il valore di questo importante ritrovamento.

La struttura della villa romana di Caselette

Il complesso doveva svilupparsi su livelli terrazzati attorno ad una corte centrale: il settore a monte, corrispondente al nord geografico, doveva ospitare gli ambienti residenziali, mentre l’solato a sud (indagato e rinterrato per motivi conservativi) probabilmente era interessato da locali con destinazione d’uso non chiara, si ipotizza che ospitassero termae private.

Lo scavo della manica nord ha restituito, anche se non in posto, elementi che fanno pensare che l’affaccio sulla corte centrale fosse dotato di un colonnato in laterizio e definire un’area porticata.

Le strutture conservate appartengono allo zoccolo delle murature, conservate per non più di 60-70 cm, realizzate con pietre locali spezzate e disposte in filari ordinati, legate poi con malta ad alto tenore di argilla. Per la realizzazione della parte superiore degli elevati dobbiamo immaginare un largo impiego di argilla cruda e materiali deperibili.

Il forte deterioramento delle strutture della villa romana di Caselette è da mettere in relazione alla tecnica costruttiva utilizzata (con largo impiego di argilla), al dilavamento a cui è soggetta la zona e agli impieghi precedenti dell’area (fini agricoli e poligono di tiro).

Particolare interesse, anche alla luce di recinti studi, ricoprono i pavimenti degli ambienti di rappresentanza, realizzati in battuto di malta argillosa con scaglie di opale o in cocciopesto, che hanno restituito la chiara testimonianza dello sfruttamento fin dall’età romana dell’opale presente nelle cave di magnesite della zona.

L’importanza della cava di magnesite è stata riconosciuta fino ai tempi moderni, con un continuo sfruttamento, diventando un punto significativo per l’economia del paese fino allo scoppio della  Seconda Guerra Mondiale.

Il ritrovamento e gli scavi

A partire dal 1973, a seguito di una segnalazione della presenza di abbondanti materiali sporadici superficiali riconducibili all’età romana, alla villa romana di Caselette sono state condotte diverse campagne di scavi a più riprese. Ancora oggi la villa non risulta completamente indagata.

I primi interventi di studio sistematico e di scavo sono stati condotti dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino sotto la direzione della professoressa G. Cantino Wataghin, ed hanno identificato i resti di un edificio riconosciuto come villa rustica gallo-romana che doveva avere un’estensione di almeno 3000 metri quadri.

Le attività e le aperture

Dal 2018 l’associazione Ar.c.A. di Almese, con il supporto del Comune di Caselette e della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, si occupa della gestione del sito e dell’organizzazione delle visite guidate gratuite alla villa romana di Caselette.

Nel 2023 sono stati terminati i lavori di per la creazione di un’area di accoglienza al pubblicocosì da permettere una migliore fruizione della Villa e dell’Area Primavalle.

Come la villa romana di Almese e l’Area Primavalle, anche la villa romana di Caselette è aperta al pubblico secondo un calendario di visite guidate gratuite ed eventi speciali.

Fonti e fotografie di proprietà di arcalmese.it

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